Goodman
La sua è un’arte figurativa, immediata, pop, che ha raggiunto la sua piena maturità stilistica in funzione di una ricerca che si focalizza sul momento in cui gli esseri umani arrivano a sentirsi come un Dio sceso in terra, cioè, invincibili.
Cresciuto in una famiglia di importanti collezionisti d’arte moderna, Goodman ha subìto sin da piccolo il fascino dell’arte, che ha interiorizzato fino a farla diventare una vera passione. A 16 anni nei suoi primi lavori, si ispirava al dadaismo, movimento controcorrente dell’arte del ‘900 ed è comunque anche da questo periodo in cui la sua arte affonda le basi di ricerca.
Ma è Andy Warhol il maestro a cui, insieme a tutto il movimento della Pop-Art, ispirarsi sia stilisticamente che concettualmente. Infatti, ancora una volta, i soggetti sono gli unici protagonisti delle opere sono volti iconici che sono riusciti ad ottenere la notorietà; un chiaro riferimento alle parole di Warhol e alla fame di fama a cui si riferiva, negli anni Sessanta, rivolgendosi al fotografo britannico Nat Finkelstein: “Tutti vogliono diventare famosi”. E questi gli rispose: “Sì, per circa 15 minuti”.
La sua ricerca artistica – Feeling Good – ruota attorno a tre grandi filoni che si differenziano per la scelta dei soggetti, ma non per la tecnica utilizzata: dei e imperatori, astronauti e icone della TV.